Intervista al politologo Marcelo Gullo
Marcelo Gullo è laureato in Scienze Politiche presso l’Università del Salvador, dove ha insegnato papa Francesco. Discepolo del politologo brasiliano Helio Jaguaribe e del sociologo e teologo uruguayano Alberto Methol Ferré, nonché docente presso le più prestigiose università del Sudamerica, Gullo è un profondo conoscitore del pensiero e dell’azione del nuovo papa.
Qual è il tratto umano che può definire meglio papa Francesco?
Marcelo Gullo: Papa Francesco è un uomo austero, umile, semplice e di straordinaria formazione dottrinale, che ha saputo privilegiare l’opzione per i poveri senza cadere nella vulgata pseudo-marxista.
In base alla sua esperienza, il nome Francesco è una risposta del papa alla necessità di ricostruire la Chiesa?
Marcelo Gullo: La scelta del nome Francesco da parte del cardinale Jorge Bergoglio ha senza dubbio un triplice significato: quello di ricostruire e purificare la Chiesa, quello di rievangelizzare l’Europa e quello di rivolgere lo sguardo della Chiesa, in modo preferenziale, verso gli uomini e i popoli più poveri.
Direbbe che si tratta di formare, partendo dal papa, una Chiesa più orizzontale?
Marcelo Gullo: Molti secoli fa, in un momento difficile per la cristianità in cui le forze mondane attanagliavano la Chiesa e non le lasciavano alzare la testa per guardare verso l’alto, il soffio dello Spirito Santo fece sorgere, in un piccolo paese d’Italia, un uomo apparentemente fragile, che si spogliò di tutto ciò che di materiale lo legava al mondo per poter alzare gli occhi e vedere il volto di Cristo crocifisso.
È stato allora che la via seguita da San Francesco ha ricostruito la Chiesa e che tutti i cristiani – soprattutto gli uomini della Chiesa, i suoi sacerdoti e i suoi vescovi – hanno potuto dire più volte, con totale sincerità, “Tuo è il potere e tua è la gloria per sempre, Signore”. È per questo che la scelta del nome Francesco acquisisce oggi un significato speciale perché i nostri pastori possano dire nuovamente, con totale franchezza, “Tuo è il potere e tua la gloria per sempre, Signore”.
E circa il ritorno del Vangelo in Europa?
Marcelo Gullo: Nel Vecchio Continente Dio è morto da tempo. I templi hanno smesso di essere luoghi di fede per diventare siti turistici o semplici musei. Le uniche cattedrali sono le banche, e gli unici valori si quotano alla borsa di Londra o di Francoforte. La Chiesa che ha saputo lottare contro il materialismo comunista – che aveva deciso di estirpare con la violenza Dio dalla terra – non ha saputo, finora, lottare contro il materialismo libertino della società consumistica che è riuscito, mediante una rivoluzione anestetica realizzata a partire dai mezzi di comunicazione di massa, a far dimenticare all’uomo europeo che Dio esiste.
Per l’uomo post-moderno delle società sviluppate il potere, il denaro e il piacere sono le misure di tutto. In un vertiginoso divenire, l’autostima dell’uomo è passata dall’essere all’avere, dall’avere al sembrare e dal sembrare all’apparire. L’uomo post-moderno sembra credere che la felicità risieda nell’avere beni materiali, nell’assomigliare a un determinato modello fisico – di donna o uomo – imposto dai mezzi di comunicazione e nell’apparire in essi. Per questo l’Europa è oggi terra di missione. Se l’Europa ha avuto, cinque secoli fa, la gloria di evangelizzare il nuovo continente, oggi l’America cercherà di tenere per sé la gloria di rievangelizzare – per mano di uno dei suoi figli prediletti, papa Francesco – il Vecchio Continente.
C’è qualche azione del cardinal Bergoglio che ora potrebbe riflettersi nel suo ministero petrino?
Marcelo Gullo: Vorrei sottolineare che non solo conviene conoscere le azioni svolte dall’allora cardinal Bergoglio, ma che è imprescindibile conoscere il suo pensiero per capire come sarà il suo ministero petrino. È anche importante sottolineare che nel cardinal Bergoglio non c’è mai stata alcuna differenza tra il pensiero e l’azione. Senza alcun dubbio, le profonde riflessioni del cardinale sulla storia e sul destino dell’America Latina – riflessioni svolte per decenni – si rifletteranno nel suo ministero petrino.
Conoscendo il suo pensiero, possiamo allora affermare che durante il papato di Francesco il centro della Chiesa continuerà ad essere Roma, ma la sua figlia prediletta smetterà di essere l’Europa per diventare l’America Latina, dove vive la maggior parte dei cattolici del mondo. Perché per papa Francesco il destino dei popoli latinoamericani e quello del cattolicesimo sono strettamente legati l’uno all’altro.
Come colloca in termini filosofici e teologici la posizione del papa?
Marcelo Gullo: In termini teologici, la posizione di papa Francesco seguirà la via tracciata dal Vaticano II, da Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI senza grandi sussulti. In termini di filosofia politica, la grande novità storica è che il pensiero di papa Francesco trova le sue radici nel nazionalismo popolare latinoamericano di Manuel Ugarte, José Vasconcelos, Juan Domingo Perón e Alberto Methol Ferré.
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